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Spesso, si agisce in funzione dell'appartenenza a un gruppo, dimenticando di pensare, decidere e agire autonomamente e consapevolmente. In questo modo, le scelte sono dettate dalle mode, cioè dal comportamento del gruppo dominante rispetto a quell'ambito particolare, senza pensare e senza sapere il perché. Su questa base, si cerca costantemente di convincere gli altri di entrare a far parte del «gruppo» a cui si appartiene, quasi per confortare se stessi che la scelta fatta è stata quella giusta.
Una scelta non può essere giustificata semplicemente in base all'opera di convincimento di qualcuno, o in seguito alla moda. Deve essere ponderata in funzione della propria filosofia e delle proprie esigenze.
Nell'ambito del software libero, sono disponibili diversi sistemi operativi e diverse varianti di questi. Libertà vuol dire poter scegliere consapevolmente, ma anche assumersi la responsabilità delle scelte fatte. In tal senso, molte delle discussioni che si fanno su quale sia il sistema operativo migliore, o quale sia la distribuzione da preferire, sono perfettamente inutili e tendono piuttosto a trasformarsi in litigi.
A questo si aggiunga il fatto che per poter fare il proprio bene, ci si riduce spesso a pensare e ad agire in funzione del male per gli altri, come se si trattasse sempre di una partita in cui per vincere occorre fare perdere l'avversario, esattamente come avviene oggi nell'informatica proprietaria. Seguendo la logica della competizione, molti prendono il software libero come una battaglia contro il software proprietario, o contro un'azienda particolare. In generale questo atteggiamento è sbagliato, perché il software libero deve essere lo strumento di difesa della propria libertà informatica.
Come sempre nell'esistenza umana, è difficile lasciare da parte i sentimenti negativi (odio, rivalsa, ecc.) per dare spazio esclusivamente all'idea del proprio bene, ma questo è l'unico modo per costruire e agire in senso positivo. Non serve a niente augurarsi la distruzione di ciò che in quel momento rappresenta «l'avversario», perché non si costruisce distruggendo.
Se è vera la tesi secondo cui il software libero costituisce il futuro migliore nell'ambito dell'informatica, ciò potrà succedere solo attraverso la diffusione di tale consapevolezza, perché non è possibile imporre una filosofia, se non attraverso la privazione della libertà.
L'evoluzione umana del nuovo secolo dipenderà dall'informatica. Solo se gli strumenti informatici saranno usati e gestiti consapevolmente, ma soprattutto solo se la conoscenza di tali strumenti sarà diffusa, si potrà parlare di «evoluzione»; diversamente si creerà una dipendenza da ciò che non si conosce e da cui, di conseguenza, non ci si può difendere.
Il software libero, è tale perché può essere usato, studiato, modificato e gestito come si vuole, senza doversi fidare, senza dover dipendere necessariamente da qualcun altro per la sua messa a punto. Pertanto, la sfida del software libero non serve semplicemente a soddisfare l'esigenza della «copia libera», anche se questo è il primo bisogno che si avverte, ma serve soprattutto per dare la «libertà di parola» del futuro.
Un'ipotesi di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro è descritta nel capitolo 361; inoltre, chi desidera approfondire il problema del condizionamento umano, può trovare altri spunti nel libretto di Anna Rambelli, Abbi cura di te (<http://master.swlibero.org/~daniele/anima/nfr/>).
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome consapevolezza_e_responsabilit_agrave.html
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